Agricidio e genocidio in Palestina

cooperativa, news

contadine palestinesi impegnate nella raccolta delle olive

Pubblichiamo questo contributo, scritto dall’associazione Pace Per Gerusalemme, che mette in luce come nel piano di occupazione e genocidio, la sottrazione e distruzione dei mezzi di sussistenza (vedi già qui) primaria siano un tassello fondamentale.

Nella strategia coloniale israeliana l’occupazione delle terre, la negazione dell’accesso all’acqua e la limitazione del diritto alla produzione di cibo rivestono da sempre un ruolo centrale. In Palestina l’ecocidio (la distruzione degli ecosistemi e delle risorse naturali) si somma agli attacchi diretti ai danni della popolazione rurale: si può parlare quindi di agricidio, ovvero dell’annientamento del settore agricolo e delle sue risorse come forma di eccidio e pulizia etnica.

Lo hanno dimostrato chiaramente i due anni di guerra genocida contro Gaza, che lasciano in eredità una situazione di carestia pianificata nei dettagli, attuata scientificamente attraverso la distruzione metodica delle infrastrutture agricole e infine resa permanente dall’occupazione e dalle politiche di chiusura dei valichi che impediscono l’ingresso degli aiuti umanitari. A Gaza secondo la FAO sono stati danneggiati l’80% delle serre e l’87% dei pozzi e dei terreni coltivati, di cui il 90% dei frutteti e degli oliveti; la flotta di pescherecchi è completamente inutilizzabile. Alla data del 15 ottobre 2025 solo il 4% dei terreni coltivabili risulta intatto e accessibile: una percentuale irrisoria rispetto ai fabbisogni di cibo della popolazione, stremata da oltre due anni di accesso limitato al cibo e agli aiuti umanitari.

In Cisgiordania la situazione non è meno allarmante: nei primi sei mesi del 2024 Israele aveva già occupato più terra di quanta non ne avesse occupata, in totale, nei 20 anni precedenti. Gli alberi di olivo sradicati dal 2024 sono stimati in 17.000, e per le comunità di agricoltori e pastori è sempre più difficile avere accesso regolare a fonti d’acqua e alle proprie terre. Gli attacchi ai danni delle comunità rurali palestinesi sono drammaticamente aumentati, arrivando al numero record di 1.700 attacchi di coloni (esercito escluso) nel 2025. Le organizzazioni agricole palestinesi sono nel mirino, con la banca delle sementi attaccata a luglio 2025 e chiusa definitivamente, con l’arresto di diversi lavoratori e volontari, ad inizio dicembre.

In questo quadro Israele continua a fare affari nel settore dell’agribusiness e delle tecnologie agricole, non solo inondando di prodotti israeliani il mercato palestinese, ma anche esportando -incluso in Italia- quelli prodotti nelle colonie illegali. Le sue aziende tecnologiche che si definiscono all’avanguardia (del genocidio) partecipano alle fiere di settore e incamerano fondi pubblici europei per i loro progetti di ricerca. I contadini palestinesi ci chiedono: quando in Europa fermerete tutto questo?