Un (inaspettato) saluto all’azienda “Ai ferri corti… orecchie lunghe”

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L’azienda agricola “Ai ferri corti… orecchie lunghe” di Damiano e Angela, che abbiamo visto tante volte in Edera sia come produttori che come socie, ha chiuso. La notizia è arrivata a fine dicembre, a seguito di un inaspettato ordine di sfratto – da eseguire nel giro di pochi giorni – dal terreno in comodato d’uso gratuito in cui negli ultimi anni hanno abitato i loro 9 asini.


Lasciamo alle parole di Damiano e Angela il racconto della vicenda e la spiegazione di quello che sta dietro alla loro scelta di chiudere (da cellulare, clicca su “Download” per scaricare e leggere il testo):


Di fronte all’accaduto, abbiamo fatto qualche riflessione.

Al di là della correttezza sul piano legale di questo ordine di sfratto, ci colpisce la prepotenza di un gesto come questo. Quei terreni sono stati gestiti per anni da Damiano e Angela, che sopra ci hanno costruito un progetto di lavoro e di vita. Che motivazione può esserci per porre fine a tutto questo da un giorno all’altro? Sappiamo solo che chi possiede quei terreni e ha preso questa decisione è uno dei volti più noti della ricca borghesia imprenditoriale trentina, non certo qualcuno in difficoltà economica.

Un’altra piccola azienda, peraltro in buona salute, che non ce l’ha fatta  – e non per mancanza di voglia o inettitudine dei giovani (!) -, un altro evento che conferma il trend negativo degli ultimi decenni: sempre meno aziende e sempre più grandi, sempre meno spazio per le piccole realtà e per chi vuole provare a fare agricoltura in modo diverso, più sostenibile e compatibile con una società più giusta.

Ringraziamo Angela e Damiano per tutto quello che hanno portato come produttori in Edera e che continueranno a portare come socie, auguriamo loro il meglio, che decidano di ributtarsi in agricoltura o meno.

Esprimiamo solidarietà anche a Lorenzo, altro produttore che ha collaborato fin dall’inizio con Edera e che è stato colpito dallo sfratto: anche lui aveva infatti un pezzo di campo su quei terreni, che ha dovuto abbandonare. A lui va il sostegno nel continuare con la sua azienda, aspettando di rivederlo in emporio con i suoi “stortolini”.

Quello che facciamo in Edera, per proporre e andare verso un modello più equo di produzione e distribuzione del cibo, è certamente importante, ma da solo non basta. Per quanto ci impegniamo a sostenere la produzione locale e su piccola scala, ci troveremo sempre a fare i conti con un sistema che schiaccia i piccoli a favore dei grandi.

Per questo, sentiamo come necessario l’intreccio con altre lotte: con quelle per la giustizia ambientale, contro chi da questa terra vuole solo trarre profitto a scapito di chi la vive; e quelle per la giustizia sociale, contro chi abusa del proprio potere sfruttando, cacciando e opprimendo intere popolazioni.